Arcigay Valle d'Aosta Queer Vda

I nostri corpi non vi appartengono

In Italia, l’esistenza delle persone LGBTQIA+ e delle donne è sempre più complicata, a causa di un governo destro che non solo ignora noi e le nostre istanze, ma cerca attivamente di ostacolare ogni progresso.
La cronaca continua a darci esempi dolorosamente tangibili di questo e le recenti aggressioni omofobe a Palermo ne sono un chiaro esempio: gli aggressori si sentono al sicuro, nell’indifferenza generale.

Anche il diritto di abortire è messo in discussione. Dall’inizio della legislatura sono state quattro le iniziative antiabortiste presentate da parlamentari di maggioranza. Per alcuni di questi pare che neppure in caso di stupro l’aborto sia accettabile, come se una persona che ha subito una tale violenza debba concepire la prole del proprio violentatore in favore della Patria.

Giusto oggi, Maria Alessandra Varone, ricercatrice all’Università di Roma Tre, parlando di diritto all’aborto in un convegno leghista alla Camera dei deputati, ha dichiarato che «…il caso dello stupro è un finto dilemma morale, si tratta di un caso delicato, perché non c’è uno che perde e l’altro che guadagna: il feto perde e la madre guadagna, in termini puramente logici».

Non si può poi trascurare l’attacco che sta subendo l’ospedale Careggi di Firenze, uno dei pochi che si occupa di affermazione di genere per persone in età dello sviluppo, permettendo a giovani di accedere in modo sicuro e controllato al percorso medico, partendo dai bloccanti della pubertà. A fronte dei risultati delle ricerche cliniche, oltre che delle molte testimonianze di genitori e famiglie di ragazzə trans soddisfattə del supporto ricevuto e dell’efficacia del percorso medico, l’ospedale è continuamente accusato in modo strumentale di somministrare farmaci pericolosi e di non fornire un adeguato supporto psicologico.

È chiaro che danno fastidio la nostra esistenza e i nostri stessi corpi; sono considerati immorali il nostro volerci autodeterminare, il voler affermare noi stessə, senza doverci giustificare. Noi continueremo a resistere e lottare, senza chiedere né scusa né permesso, perché non siamo cittadinə di serie B e non accetteremo di essere trattatə come tali.

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